Investire nel petrolio, consigli per il trading online
Il petrolio ha svolto un ruolo unico nell’economia e nella storia dell’epoca moderna. Nessun’altra materia prima si è rivelata tanto decisiva nel plasmare il destino delle nazioni, lo sviluppo delle strategie militari, il commercio internazionale e le relazioni tra Paesi. Più di qualsiasi altra materia prima, il petrolio ha influito sulle nostre esistenze al punto da meritarsi l’appellativo di “oro nero“.
Cenni storici e analisi macro
Il petrolio è una miscela liquidi di vari idrocarburi che si trova in giacimenti negli strati superiori della crosta terrestre. È detto greggio il petrolio che viene estratto dai giacimenti, prima di subire qualsiasi trattamento per trasformarlo in prodotto lavorato.
I derivati del petrolio erano stati sfruttati sin dagli albori della civiltà umana, in particolare nell’antica Mesopotamia e nel Medio Oriente, dove una primitiva ma importante industria petrolifera forniva asfalto per la costruzione di strade, mastice per rendere stagni gli scafi delle navi, componenti per medicinali o come combustibile per l’illuminazione. Tuttavia, dopo essere stato ampiamente sfruttato nell’antichità, per molti secoli il petrolio è stato praticamente ignorato.
Dopo un lungo periodo di oblio, il petrolio fa una parziale ricomparsa intorno alla metà degli anni cinquanta dell’Ottocento, periodo in cui vengono condotti esperimenti da parte di chimici per raffinare la materia prima e ottenerne combustibile per l’illuminazione. Quando l’olio di balena, usato per l’illuminazione dalle classi abbienti, iniziò a scarseggiare il petrolio, anche se con difficoltà, iniziò a penetrare nel mercato anche perché se ne produceva ancora poco e con metodi improvvisati.
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Le conseguenze di questo esperimento di Edwin Drake furono immediate e dirompenti al punto che questa scoperta viene considerata l’esordio della moderna industria petrolifera. Il petrolio andò quindi subito a sostituire l’olio di balena e viene subito ribattezzato “oro nero”. La produzione si spostò in altri Stati e le nazioni che avevano possedimenti coloniali iniziarono a sfruttare le considerevoli riserve petrolifere che erano lì. L’industria del petrolio crebbe lentamente con l’introduzione del motore a combustione interna e, sebbene fino al decennio del 1950, il carbone fosse ancora il combustibile più usato al mondo, il petrolio iniziò a soppiantarlo, al punto che agli inizi di questo secolo circa il 90% del bisogno di combustibile è coperto dal petrolio, che oggi alimenta tutto (automobili, camion, treni, navi, aerei) ed è considerata una fonte di energia facilmente utilizzabile e trasportabile. In questo periodo, il prezzo del petrolio era ai minimi storici assoluti ma va relazionato al contesto storico di pieno dopoguerra, agli albori del boom economico e della Guerra Fredda.
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Seguì un lungo periodo caratterizzato da una lenta crescita della domanda mondiale in cui i prezzi tornarono finalmente a scendere grazie alla rivoluzione tecnologica che riuscì a ridurre i costi del greggio e a fruttare giacimenti un tempo considerati non economici o non raggiungibili. Le quotazioni tornarono quindi a scendere fino al prezzo di 10 dollari al barile, prezzo minimo toccato nel 1988. Ma ancora una volta i conflitti medio orientali che portarono alla Guerra del Golfo portarono il prezzo del petrolio nel biennio 1990-1991 a far salire le quotazioni fino a 40 dollari per barile, salvo poi tornare ad interessare l’area tra i 15 e i 20 dollari a conflitto concluso. Una nuova risalita di prezzi si avvierà quando gli Stati Uniti, a seguito della minaccia del terrorismo islamico, dichiareranno guerra all’Afghanistan e nuovamente all’Iraq, tanto che nel 2003 una seconda coalizione riuscì a rovesciare il regime di Saddam Hussein con un massimo delle quotazioni a 68 dollari al barile, fatto segnare nel 2005. Un record destinato a durare poco perché l’aggravarsi della crisi economica globale spingerà poi le quotazioni a 140 dollari al barile, il picco massimo di tutti i tempi. Dopo essersi stabilmente posizionato sopra i 100 dollari al barile, dal 2014 le quotazioni sono andate incontro ad una fase ribassista, che ha portato le quotazioni a toccare dei minimi a 27 dollari al barile, come non succedeva da 13 anni.
E arriviamo ai giorni nostri, in cui il prezzo di equilibrio del petrolio è stimato intorno ai 50 dollari, prezzo interessante per chi lo produce e per chi lo deve comprare. Tuttavia, la battaglia politica sul petrolio rimane e non si esclude che gli Stati Uniti possano decidere, questa volta, di dichiarare guerra all’Iran. I paesi dell’Opec sono costantemente al lavoro per cercare soluzioni condivise, ma non mancano momenti di tensione.

La domanda e l’offerta
Per comprendere al meglio questa legge del mercato facciamo un passo indietro e torniamo agli albori della produzione moderna di greggio.
Nel 1861 entra in funzione la prima raffineria di greggio americana e nel 1865 viene terminata la costruzione del primo oleodotto mai realizzata, facendo diventare la Pennsylvania la meta di una corsa all’oro nero, dove torri di trivellazione sorgeranno come funghi ovunque vi sia il sospetto che il sottosuolo possa racchiudere petrolio, andando a modificare drammaticamente il paesaggio. Ben presto, però, il mercato sarà strapieno di greggio, di gran lunga superiore alla domanda e i prezzi collassano, causando la rovina di tutte quelle persone che cercando la ricchezza hanno impiegato risparmi o chiesto prestiti. Tuttavia, con altrettanta rapidità, i giacimenti sovrasfruttati diventano improduttivi e questo fenomeno, congiuntamente alla caduta degli investimenti, crea una carenza dell’offerta che fa schizzare i prezzi alle stelle. Finché il ciclo non ricomincia. In breve, fasi di boom e momenti di crisi che si alternano in modo repentino e imprevedibile diventano una caratteristica costante del mercato petrolifero, che vedrà le quotazioni salire o scendere vertiginosamente in corrispondenza del calo della domanda dovuto per esempio al perdurare di crisi economiche.
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È il momento di acquistare petrolio?
La situazione attuale è particolarmente interessante, perché secondo quello che ci dicono gli indicatori economici dovremmo avviarci verso la fine di un lungo ciclo giunto quindi alla fase di surriscaldamento. Se, quindi, i timori di una recessione alle porte dovrebbero rivelarsi fondati, assisteremo ad una sensibile produzione delle scorte di petrolio, che dovrebbe rivelarsi un driver rialzista delle quotazioni.
Più in generale, investire nel petrolio nei momenti di debolezza può rivelarsi interessante in quanto il petrolio rimane comunque attualmente la fonte energetica più importante nel mondo e l’aumento della popolazione mondiale con relativa industrializzazione anche dei paesi emergenti in via di sviluppo, rende i prezzi del greggio sempre destinati a salire. Chiaramente, assisteremo a delle oscillazioni, ma per esempio l’aumento delle fonti di energia rinnovabile non costituisce un particolare problema per i prezzi in quanto raggiunge un numero di persone ancora trascurabile rispetto al totale (e ha comunque i suoi costi da sostenere, al momento più alti di quello che si vorrebbe far credere)

Negozia il petrolio con i CFD
Per investire nel petrolio ci sono varie possibilità. Il primo metodo, il più tradizionale, consiste nel fare trading direttamente sul prezzo del WTI, quotato al CME di Chicago o del Brent, quotato alla borsa di Londra. Il problema di questi strumenti è che richiedono ampi capitali per essere negoziati, pertanto si consiglia di utilizzare i CFD, che sono strumenti derivati a leva che replicano il sottostante e consentono anche ai trader meno capitalizzati di poter negoziare il petrolio e sono disponibili presso i migliori broker online. L’effetto leva risulta inoltre particolarmente idoneo a cavalcare i trend perché permette di realizzare ampi guadagni in breve tempo; facendo attenzione a non eccedere nella size nel caso sfortunato in cui la posizione dovesse andarvi contro (ricordate sempre di proteggervi con gli stop loss!).
Alternative all’investimento sono rappresentate da quelle aziende che operano nel settore petrolifero e sono quotate in Borsa. È possibile dunque negoziare queste azioni, o meglio i CFD sulle azioni, di aziende molto importanti come la francese Total, le americane Chevron ed Exxon Mobil e, guardando a casa nostra, le italiane ENI e Saipem.

L’analisi tecnica per fare trading con il petrolio
Il petrolio è uno strumento finanziario molto volatile e pertanto pericoloso se non maneggiato con esperienza. Come per ogni altro prodotto finanziario, bisogna astenersi dall’operatività nelle fasi in cui è laterale, oppure ridurre o allargare l’orizzontale temporale di riferimento per trovare appunto il trend. Se il trend del petrolio è al rialzo, cercate le migliori occasioni per andare Long. Viceversa, se il trend è al ribasso, cercate le migliori occasioni per andare short. Uno dei principali difetti dei traders non esperti è quello di cercare i punti di inversione del mercato, andando contro il trend principale. Vi dico una cosa: non provateci col petrolio perché rischiate di farvi malissimo! Basta prendere un grafico di breve o di lunghissimo termine per vedere come, spesso, il trend che il petrolio sviluppa, al rialzo o al ribasso, è piuttosto lungo pertanto seguitelo!
I grafici dovrebbero essere dotati di default di livelli sensibili orizzontali, dove il mercato è in passato è stato oggetto di forti vendite o forti acquisti (supporti e resistenze). Non è una garanzia per il futuro, ma spesso si osservano dei rimbalzi che sono occasioni da poter sfruttare, specialmente per chi fa trading di brevissimo termine.
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Altri indicatori noti e trend-follower sono il SuperTrend che, scelto un time frame di riferimento, cambia colore in base alla fase di acquisto o vendita e poi fornisce un segnale di chiusura dell’operazione o, eventualmente, di inversione della posizione; il MACD per individuare le aree di prezzo interessate da ipercomprato e ipervenduto (utili per chi fa swing-trading) e le medie mobili, che descrivono con una curva l’andamento del prezzo nel corso del tempo e la cui concavità indica se ci troviamo in una fase di mercato più favorevole agli acquisti o alle vendite.

L’importanza dell’analisi fondamentale
Il petrolio può regalare enormi soddisfazioni nel trading di breve e lungo termine agli investitori che si riveleranno capaci di entrare al momento giusto, il che non è facile, ma dobbiamo sfruttare a nostro vantaggio tutte le possibilità che abbiamo.
L’informazione deve essere costante e valida: tutte le novità relative all’estrazione del petrolio, alla scoperta di nuovi giacimenti, sono utili e preziose per il vostro lavoro. Seguite le riunioni dell’OPEC, l’organizzazione mondiale dei Paesi esportatori di petrolio. L’OPEC è il cartello economico che negozia con le compagnie petrolifere gli aspetti relativi alla produzione del petrolio e dei suoi prezzi. Quando i Paesi non riescono a trovare un accordo, il prezzo del petrolio può variare sensibilmente. Tuttavia, ci sono anche paesi non-Opec che sono altrettanto influenti nelle decisioni, pertanto bisogna considerare entrambi gli aspetti se si decide, ad esempio, di tagliare la produzione, devono essere tutti d’accordo o questo può inasprire tensioni.
Altri fattori di rischio per la salita o la discesa dei prezzi, come abbiamo potuto vedere nella storia, sono l’inasprirsi di tensioni tra nazioni produttrici fino a provocare lo scoppio di una guerra. Infine, negli ultimi anni, si è tornati come già negli anni Settanta, a chiedere a gran voce di fermare il fenomeno del riscaldamento globale: la Terra si sta surriscaldando e l’utilizzo massiccio di combustibile inquinante aggrava la situazione, pertanto si sta cercando di promuovere lo sviluppo di energie alternative. Un tema che, al momento, è stato accolto solo in parte dall’Europa, ma che invece viene ignorato nelle Americhe e in Asia. L’Europa, ad esempio, è pronta a mettere al bando le automobili diesel per fare spazio a quelle elettriche.
Considerazioni finali per un trading vincente sul petrolio
Il petrolio, lo abbiamo osservato più volte, è uno strumento finanziario anticipatore dell’economia perché il suo prezzo di riferimento contribuisce all’espansione o alla recessione di un Paese o del mondo intero. Nel corso della storia, abbiamo visto come la quantità di petrolio a disposizione deve omogeneizzarsi alla situazione economica. Se il petrolio scarseggia per eccesso di domanda, siamo in una fase espansiva dell’economia e i prezzi saliranno alle stelle, consentendo di impiegare parte dei ricavi nella realizzazione di nuovi giacimenti e piattaforme di trivellazione. Se, invece, il petrolio stoccato è troppo rispetto alla domanda, sarà necessario liberarsi del petrolio in eccesso svendendolo e per evitare che questo accada, il cartello dell’OPEC cerca di mettersi d’accordo sulla quantità di petrolio da produrre.
Chiaramente, la situazione petrolifera viene messa a dura prova nei momenti in cui ci sono conflitti e guerre, come abbiamo visto accadere durante gli anni Settanta e durante le guerre del Golfo e in Afghanistan. Il prezzo del petrolio, come l’oro, è espresso in dollari pertanto varia in proporzione alla variazione del dollaro. Un dollaro debole, favorito dalle politiche che favoriscono le esportazioni, permette al prezzo di petrolio di salire. Un dollaro forte, invece, favorirà le importazioni dall’estero e vedrà il petrolio flettere.
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Le oscillazioni del petrolio sono dunque molto frequenti e per cui possono essere sfruttate nel breve, come nel lungo termine. Per negoziare il petrolio senza disporre di capitali importanti, utilizzate i CFD che sono contratti che vi consentono di negoziare sul prezzo del petrolio sia al rialzo che al ribasso! Fatevi aiutare dall’analisi tecnica, meglio se trend-following e dell’analisi fondamentale, ovvero studiate attentamente la situazione economica e geo-politica e monitorate settimanalmente la situazione delle scorte, il cui dato riflette in maniera importante la domanda e l’offerta.