Storia della Borsa Valori + Curiosità legate al mondo della finanza

La Borsa Valori: come funziona e altre curiosità interessanti

Cos’è la Borsa e perché si chiama così

La Borsa valori è un mercato finanziario regolamentato dove vengono scambiati valori mobiliari (titoli) e valute estere, un mercato ufficiale poiché sono disciplinate in modo specifico tutte le operazioni di negoziazione, le loro modalità e gli operatori e tipologie contrattuali ammessi. È con il codice di Hammurabi che si ha la prima evidenza scritta di operatori di cambio, prestiti e depositi Ci sono state anche alcune figure come gli argentarii Etruschi che provenivano dalla Lidia,  che hanno influenzato per primi le medesime figure nell’antica Roma o il trapezita dell’antica Grecia. Durante il medioevo nelle città-stato italiane nascevano i titoli negoziabili, uno strumento comunemente usato anche se non si può parlare ancora né di banca né di borsa.

Il termine “Borsa” deriva dalle riunioni per determinare il valore delle merci che si tenevano a Bruges nel XV secolo presso l’Hôtel des Bourses, palazzo costruito dall’antica famiglia aristocratica Van der Bourse, che decorò l’ingresso del palazzo con il proprio simbolo araldico, visibile ancora oggi: tre borse. Dopo Bruges, le prime borse sorsero in Belgio, ad Anversa, nel 1531, in Francia, a Lione, nel 1548 e in Germania a Francoforte sul Meno nel 1585. Il cammino delle borse fu quello di passare da una gestione privata ad una pubblica, fortemente regolamentata.

Nel XVII secolo si ebbe la diffusione della società per azioni, si aprirono le prime Casa de Contratación, a Siviglia, a Londra e a Parigi, e nel 1561 la Borsa di Amsterdam prese il posto, come importanza, di quella di Anversa, specializzandosi sia nella contrattazione di merci che di titoli. Se agli inizi del XVIII secolo l’attività borsistica ricevette un grande impulso dall’espansione dei traffici, dell’emissione di titoli, degli investimenti, e dei debiti pubblici, a causa di forti speculazioni durante le varie guerre si ebbero una lunga serie di tracolli, che portarono in Inghilterra alla formulazione del Bubble Act per mettere fine alla confusione.

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Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana

La Borsa Italiana è in Piazza Affari

Milano è la capitale finanziaria italiana e sede della Borsa più importante. Le altre Borse Italiane, alcune anche più antiche come quelle di Venezia, Roma e Trieste, sono state poi tutte accorpate e chiusure in un’unica società, Borsa Italiana, che ha sede a Palazzo Mezzanotte, in Piazza Affari, in quella che dal 1932 è la sede della Borsa di Milano.
L’esordio della nuova sede della Borsa di Milano non fu certo tra i più fortunati, in quanto si affrontarono i postumi della Grande Depressione del 1929. Tuttavia, con l’avvento dello stato imprenditore e banchiere (IRI e più tardi IMI) e con altri provvedimenti dirigistici, tra cui la chiusura dell’Italia nei confronti del mercato internazionale dei capitali, la funzione della Borsa quale intermediaria del capitale privato per le imprese perse di importanza, fatti salvi ancora alcuni titoli come Edison, Fiat, Pirelli, Ras, Assicurazioni Generali.
Nel dopoguerra, il paese visse il boom economico e anche la borsa milanese per tutti gli anni cinquanta visse un periodo di ritrovata espansione domestica, nonostante il fatto che l’Italia perseguisse la continuazione della chiusura al mercato internazionale di capitali. A causa della perdurante disattenzione del governo ai temi dell’investimento borsistico in titoli industriali che di fatto privilegiava i titoli del debito pubblico, cui si aggiungevano i perduranti ostacoli normativi alla libertà di movimento di capitali, nei due decenni successivi la borsa vide una fase di stagnazione.

Dalle grida al trading online

Il mercato borsistico non era molto diverso da quello della frutta e verdura, con la differenza che ci si scambiava dei pezzi di carta. Come funzionava? Io investitore telefonavo alla mia banca per chiedere di negoziare un certo titolo azionario. La banca, a sua volta, passava l’ordine presso un intermediario che lo riceveva e lo comunicava a voce e con gesti sul trading floor. Ogni gesto era univoco perché doveva essere compreso bene, perciò per comprare per esempio le azioni ENI bisognava muovere le mani in direzione del corpo e fare un gesto tipo distributore di benzina. Se invece l’operatore faceva il gesto con le mani in direzione contraria al corpo e poi faceva il gesto di un volante significava che la sua intenzione era di vendere le azioni FIAT. A pensarci adesso ci viene quasi da ridere, eppure questo è stato il metodo di contrattazione fino ai primi anni Novanta, anni in cui sono sorte le prime SIM che permettevano la contrattazione per via telematica (ma ancora non c’era Internet). Con l’avvento della tecnologia, quindi, è diventato molto più semplice comprare e vendere azioni perché, come dove dovreste sapere, è sufficiente essere registrati presso una banca con il deposito titoli, oppure utilizzare uno dei tanti broker online regolamentati, per poter negoziare le azioni alla velocità di un clic.

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Il Toro, simbolo della Borsa di New York

Uno sguardo oltreoceano: Wall Street

Wall Street a Manhattan, cuore di New York è invece la sede della Borsa americana, la borsa più importante per capitalizzazione al mondo.
L’istituzione dello Stock Exchange di New York risale al 1817, anche se già da qualche anno i brokers si riunivano nel vicino bar Tontine o all’ombra di un grande platano americano per svolgere i loro affari e commerci. Il simbolo della Borsa di New York è il Toro, posizionato davanti alla borsa valori.

Sapete perché il toro simboleggia il rialzo mentre all’orso viene attribuito il ribasso? Il toro attacca con le corna in un movimento dal basso verso l’alto, come i prezzi che salgono; l’orso invece colpisce con i suoi artigli per mezzo di movimenti dall’alto verso il basso, come le quotazioni di un titolo che scendono.

Questa spiegazione ha un’origine storica che sicuramente si affianca alla nascita di questi due termini per la descrizione delle diverse fasi dei mercati. Si tratta in particolare di spettacoli che oggi definiremmo barbari e che erano in voga al tempo della Regina Elisabetta I (1558–1603) nel neonato Regno Unito. Tori e orsi combattevano contro un branco di cani e gli inglesi ci scommettevano sopra. Secondo alcuni interpreti è da queste sfide che le espressioni sul toro o l’orso passarono al gergo popolare fino a giungere agli odierni broker dei mercati finanziari.

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